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lunedì 29 luglio 2013

Partoanalgesia

Stamattina ho fatto il colloquio individuale con l'anestesista.
Ho deciso di informarmi sull'anestesia epidurale.
Durante il primo colloquio, di gruppo, ci sono state spiegate le tecniche, le modalità di inserimento di aghi e cateteri, come si individua il punto giusto (è un'operazione ecoguidata), che cosa è possibile fare sotto anestesia (che poi è analgesia, quindi non paralizza nulla: camminare, mangiarsi un gelato, parlare, etc.), quando viene fatta (non prima dei tre e non dopo i sette centimetri di dilatazione), quando viene tolta (durante la fase espulsiva), in che misura riduce il dolore (da un valore di dieci a due, uno. Mai completamente).
E ovviamente quali sono i rischi, la probabilità che si verifichino (come ad esempio gli ematomi, che vanno risolti chirurgicamente entro sei ore) i numeri e la casistica della struttura ospedaliera.
All'Ospedale San Gerardo di Monza gli anestesisti si sono battuti parecchio per rifare la reputazione al reparto maternità, che voleva la struttura bacchettona e orientata solo al parto con dolore.
Rimane il fatto che si parla comunque di un atto chirurgico, che non si prende sottogamba.
Gli anestesisti si dichiarano a disposizione 'per alleviare il dolore' ma rimangono dell'idea che, se i tempi sono brevi e consentono un parto naturale, è sempre la cosa migliore.
Una cosa che non sapevo: il cervello femminile cancella il dolore del travaglio se la durata è inferiore alle sei ore. Io mi sento di confermare. Ricordo di essere stata stanca e di aver buttato li un 'non potete farmi un po' di anestesia?' ma il male no. Non lo ricordo più.
Però mi sembra giusto valutare tutte le possibilità.
Anche il fatto che 'ti fanno aspettare giorni prima di concederti un cesareo' sembra essere in realtà una esagerazione: il parto cesarteo non è mai un'alternativa piacevole, ma un delicatissimo intervento chirurgico. Insomma, non lo praticano per 'salvare il pavimento pelvico' come chiedono molte signore dello spettacolo. E' traumatico, innaturale e doloroso.
E poi un po' di rispetto per chi è stata costretta a farlo!
Dopo avermi chiesto un po' di informazioni sulla storia clinica mia e della mia famiglia mi hanno firmato un certificato che devo portare all'ora 'X'. Ho firmato il consenso informato (se ci si dichiara contrari, non fanno nessuna anestesia, nemmeno se la si chiede in ginocchio, perchè la decisione va presa a mente lucida).
Per il momento mi dichiaro soddisfatta della professionalità e dei modi dell'Ospedale San Gerardo di Monza. Ammetto che una volta, quando ancora la maternità era nella vecchia struttura, avevo la sensazione (che è rimasta solo una sensazione perchè non ho mai approfondito) che fossero troppo rigidi e conservatori.

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